La Pieve di Sala Bolognese
A Sala Bolognese sorge l'antica Pieve di
S. Maria Annunziata e San Biagio, uno dei più insigni monumenti di stile
romanico lombardo che vanta la provincia di Bologna.Fu ricostruita nel 1096
su di una chiesa paleocristiana del quarto secolo, edificata sui resti di un
tempio pagano.
La Pieve fu restituita al suo aspetto originario che oggi ammiriamo nel 1920,
dall'Arciprete Can. Gaetano Botti, coadiuvato dall'architetto Giuseppe Rivani.
L'esterno
La facciata, a una cuspide, presenta una
bifora con un elegante capitello cubico, con preziosi intagli di derivazione
bizantina.
Ai lati della porta, con architrave di selenite sormontata da un arco a tutto
sesto, con la lunetta decorata da esagonette di laterizio rosse e gialle, si
trovano due lapidi di arenaria, delle quali una, antica, ricorda la ricostruzione
della chiesa avvenuta nel 1096 dove già sorgeva un edificio di culto,
e l'altra, moderna, il suo restauro realizzato nel 1920.
I fianchi, dove si aprono le piccole monofore a feritoia e le quattro porte
laterali, sono decorati da lesene che si collegano col coronamento ad archetti.
La maggiore delle tre absidi è la meglio conservata nella sua struttura
originaria, e presenta in alto una galleria cieca ad arcatelle binate, sorretta
da lesene ingentilite da capitelli cubici, alternati da capitelli pensili, databile
al sec. XI, ed è il solo esempio di galleria cieca presente in un edificio
romanico nella provincia di Bologna.
Se la parte superiore dell'abside è elegante e raffinata, quella inferiore
invece, con due ordini di semplici finestre monofore è arcaica e sicuramente
di epoca precedente.
Interamente ricostruito sui suoi resti è il piccolo campanile a vela
sull'abside settentrionale, che insieme a parte dell'abside stessa era stato
sacrificato per far spazio a un campanile più moderno sorto in tempi
diversi, in epoca rinascimentale in età barocca.
Sul lato destro della Pieve si trova la torre campanaria, moderna (1926) ma
ben intonata allo stile della chiesa, con una cappella dedicata ai caduti della
I e II guerra mondiale.
L'interno
L'interno della chiesa è a pianta
basilicale, con tre navate divise da due file di colonne polistili con severi
capitelli di selenite.
Il soffitto presenta una copertura lignea a capriate.
Sopra l'arco della conca dell'abside maggiore si ammira un affresco, raffigurante
l'annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine, attribuibile al XV secolo.
Per mezzo di un'ampia scala centrale e di due scalette laterali si accede al
presbiterio, dove si trova l'altare maggiore. La mensa dell'altare è
costituita da una lastra di marmo dove è scolpita una testa di divinità
pagana con corna di ariete, Giove Ammone, sulla quale, scalpellando l'effigie,
è stata ricavata la croce. Questa ara pagana, diventa altare cristiano
con l'esorcismo della croce, documentata da fine del periodo pagano e il passaggio
al cristianesimo dell'antica popolazione salese. Il ciborio posto a protezione
dell'altare è moderno, come lo sono la cattedra e il crocefisso ligneo
pendente dall'alto, ma tutti bene intonati allo stile romanico della chiesa.
L'ambone in tufo è decorato con motivi a intrecci bizantineggianti. È
interessante notare nel parapetto dell'ambone il sigillo con l'aquila dell'impero
degli Svevi.
La cripta sottostante al presbiterio, provvista di tre altari, mostra le colonnine
e le paraste così come erano nella collocazione originaria. Infatti essa
è stata ripristinata così come era in antico seguendo le tracce
degli archi e delle volte conservatesi soprattutto nell'abside maggiore e nel
muro di sostegno della scala. La cripta è certamente la parte più
suggestiva della Basilica. Sotto gli archi dipinti (con il simbolo di epoca
paleocristiana) nella penombra, lo spirito si raccoglie nel silenzio e si apre
naturalmente alla preghiera.
Nella navata minore meridionale della chiesa è murata una lapide del
XVI secolo che ricorda il restauro del 1517 effettuato dai Canonici regolari
di S. Salvatore.
Nella navata opposta, in prossimità della porta d'ingresso, si conserva
l'antica vasca battesimale per immersione di marmo rosso di Verona.
Moderni mosaici di ispirazione bizantina sono posti a decorare le lunette, con
un S. Biagio all'interno della porta principale e la Vergine Orante in quella
della porta che dà in sagrestia.
La storia della Pieve
La pieve ha origini lontane.
Un manoscritto del secolo scorso lasciato dall'arciprete Giacomo Bertucci e
conservato nell'archivio parrocchiale, narra che il territorio di Sala fu evangelizzato
da S. Faustino, secondo vescovo di Bologna, e che per sua volontà furono
edificate diverse cappelle di forma rotonda (delubri) e che appunto, su una
di queste, sorse la chiesa millenaria.
I signori di Sala, cresciuti in autorità e prestigio provvidero nel 1096
alla ricostruzione della chiesa plebana, dal momento che il primitivo edificio
preromanico era diventato piccolo e fatiscente.
Così fu innalzata la chiesa nelle forme che oggi conosciamo.
La Pieve fu intitolata alla Vergine Madre di Dio e ai Santi Michele, Biagio
e Giovanni.